San Giuseppe falegname – un quadro per Natale
La lettura di un capolavoro: S. Giuseppe falegname ci accompagna nel Natale
Ci facciamo accompagnare nel cammino che ci prepara al Natale da un’opera d’arte. Il soggetto non è propriamente natalizio, forse ci richiama di più i vangeli apocrifi dell’infanzia di Gesù, ma in realtà offre molti spunti per il Mistero che ci apprestiamo a celebrare. Il quadro si intitola San Giuseppe falegname ed è stato realizzato nel 1642 dal pittore francese Georges de La Tour.
Molte opere di La Tour presentano una curiosa caratteristica, la presenza di una candela in un ambiente notturno che rischiara le figure presenti sulla scena.
Il dipinto
Nel nostro dipinto abbiamo solamente due personaggi, San Giuseppe e Gesù ancora bambino che lo osserva durante il suo lavoro. Giuseppe è consapevole di essere sotto lo sguardo di Gesù: l’artista sottolinea la comunione tra i due, che hanno i panni dello stesso colore e soprattutto sono illuminati dalla stessa luce della candela che si pone simmetricamente in mezzo a loro. Gesù ha la bocca aperta come se stesse dicendo qualcosa e Giuseppe, pur non interrompendo il suo lavoro pare essere in ascolto (il suo sguardo non è rivolto al foro che sta praticando nel legno ma al figlio). Ma possiamo anche pensare che la bocca aperta di Gesù esprima stupore e ammirazione per quel padre così dedito al lavoro. C’è tutto il rispetto filiale per quell’uomo che sta sudando per procurare il cibo alla famiglia. È assai probabile che il bambino abbia già cominciato ad aiutare il padre nel lavoro di bottega perché sotto le unghie della mano che copre la candela c’è dello sporco.
Il cuore dell’immagine
E veniamo all’elemento più importante di questo dipinto, Gesù che porta la candela. È una condizione necessaria perché Giuseppe non potrebbe lavorare al buio e ci rammenta quello che dice Gesù in Gv 9,4, cioè che di notte è impossibile lavorare. Il tema è ovviamente quello di Gesù luce del mondo che ascoltiamo nel prologo di Giovanni nella Messa del giorno di Natale: “Veniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo” (Gv 1,9). Sostiamo un attimo su questo aggettivo, vera. Possiamo intenderlo in contrapposizione a ciò che è falso e quindi a tutti quegli idoli che hanno la pretesa di illuminarci e guidarci ma verso strade che non portano a nulla. Il mondo antico aveva una certa venerazione per gli astri luminosi e spesso veniva praticata l’astrologia nella convinzione che essi fossero in grado di predire il futuro (una mania che non è scomparsa neppure oggi…).
Il giorno dell’Epifania ci confronteremo con il racconto dei Magi, dove invece la stella luminosa svolge un compito differente, quello di condurre a Gesù! La fede ci conduce a seguire quella Luce che buca le nostre tenebre e ci fa prendere consapevolezza di quello che siamo davvero. Ma c’è anche un altro modo di intendere la luce vera, comprendendo che Gesù costituisce la pienezza della luce mentre altri (i santi, i testimoni della fede, ecc.) la portano solo parzialmente. Pensiamo a Giovanni Battista, che Gesù definisce “lampada che arde e risplende” (Gv 3,35). La sua testimonianza è preziosa ma è limitata, il suo compito è indicare ai suoi discepoli Gesù come Agnello di Dio e invitarli a seguire lui, del quale non è degno di slacciare i sandali.
Dunque solo Gesù rappresenta la luce vera. Ma notiamo un particolare curioso: il punto di massima luce nel quadro non è la fiamma della candela, coperta dalla mano, ma il volto di Gesù. Con questo stratagemma di La Tour ci fa intuire che la luce divina è un mistero inaccessibile per noi, di cui possiamo avere un riflesso nel volto di Cristo. Questo è un punto molto importante per il tema dell’Incarnazione che celebriamo nel Natale. Sono le parole che chiudono il prologo del vangelo di Giovanni: “Dio nessuno lo ha mai visto: il Figlio unigenito, che è Dio ed è nel seno del Padre, è lui che lo ha rivelato” (Gv 1,18). Gesù ritornerà sulla questione quando Filippo gli domanderà di mostrargli il Padre (“Chi ha visto me, ha visto il Padre” Gv 14,9). Gesù viene sulla terra per mostrarci il volto misericordioso di Dio: Dio è amore (1Gv 4,8).