Dalla comparsa del cinema e poi della televisione, con l’estensione nella pubblicità, la presenza dell’immagine nella società ha assunto una forza sempre più grande da un secolo a questa parte. L’accesso attraverso internet a archivi sterminati di immagini e alla diffusione della loro produzione ha installato l’immagine nel cuore della nostra civiltà, contendendo centralità alla parola stessa. Ciò ha anche permesso di ricuperare la funzione che nel passato l’immagine ha ricoperto in ogni forma di cultura, obliterata nella cultura moderna dominata dal razionalismo e dalla parola scritta.

Croce e resurrezione

Si è così da qualche tempo avviata anche la riscoperta della funzione dell’immagine per il pensiero.
Le immagini sono pure le testimonianze del cammino di una fede come quella cristiana che ai tempi dell’iconoclasmo trovò motivi a favore dell’icona e così salvò l’immagine da una sua possibile scomparsa o marginalizzazione nella cultura occidentale.
Il pensiero e la fede hanno a che fare con l’immagine, oggi in modo nuovo. Un itinerario particolare in questo immenso panorama ci offrono Maurizio Ciampa e Gabriella Caramore nel ricostruire un percorso che ha come tema il momento culminante della vita del Cristo, la sua morte e resurrezione. In Croce e resurrezione, il Mulino, Bologna 2018 interrogano alcuni momenti fondamentali della pittura dal Rinascimento in poi. Con una buona base critica ed estetica, in quei dipinti indagano le inquietudini e le adesioni della fede dei tempi moderni e dei nostri.

Ciampa è particolarmente attento al rapporto tra la Croce e il nulla nelle sue varie forme; dell’incarnazione che culmina sulla croce mette in evidenza il momento kenotico, l’abbassamento fino alla morte di croce del Figlio di Dio – da M. Grünewald a W. Congdon.

Caramore trova nella luce la traccia per cogliere la rappresentazione della resurrezione, in particolare in Rembrandt. Sensibili al paradosso e allo scandalo dell’evento pasquale, ritraducono in termini contemporanei una lunga ricerca che qui si deposita nella figura e nel colore fino a soluzioni drammatiche ed estreme.
Un modo per pensare per immagini, come dice il titolo della collana, un’urgenza che tocca al nostro tempo interpretare nella scia di una tradizione, spesso confinata solo al lato estetico e culturale. Pensiero e fede possono trovare alimento da questo percorso e da altri che con questo modello si possono inventare.