Sinodo dei giovani: linee guida per i vescovi
Ampio spazio all’educazione ed all’Universita’
Il documento che guiderà la riflessione dei vescovi al prossimo Sinodo dei Vescovi sui giovani ha un ampio spazio dedicato all’Università, ne pubblichiamo i punti salienti.
Educazione, scuola e università
19. Le istituzioni educative e formative non sono solo il luogo dove i giovani passano buona parte del loro tempo, ma soprattutto uno spazio esistenziale che la società mette a disposizione della loro crescita intellettuale e umana e del loro orientamento vocazionale. Non mancano però i problemi, legati per lo più a sistemi scolastici e universitari che si limitano a informare senza formare, che non aiutano la maturazione di uno spirito critico e l’approfondimento del senso anche vocazionale dello studio. In molti Paesi sono evidenti disparità nell’accesso al sistema scolastico, divari di opportunità formative tra zone rurali e urbane e tassi di abbandono allarmanti: insieme rappresentano una minaccia per il futuro dei giovani e della società. Ugualmente preoccupante in alcuni Paesi è il fenomeno di coloro che né lavorano né studiano (i cosiddetti “NEET”), che richiede attenzione anche in termini pastorali.
20. In molti Paesi in cui il sistema formativo è carente, la Chiesa e le sue istituzioni educative svolgono un fondamentale ruolo di supplenza, mentre altrove faticano a tenere il passo con gli standard qualitativi nazionali. Un ambito di particolare delicatezza è la formazione professionale, che vede in molti Paesi le istituzioni scolastiche cattoliche svolgere un ruolo molto importante: non si limitano a trasmettere competenze tecniche, ma aiutano gli alunni a scoprire come mettere a frutto le proprie capacità, a prescindere da quali e quante siano. Di grande importanza, specie nei contesti di maggiore povertà e deprivazione, sono le iniziative di formazione a distanza o informale, che offrono opportunità di rimediare ai divari di accesso alla formazione scolastica.
21. Non c’è solo la scuola: come afferma la RP, «l’identità dei giovani è anche formata dalle interazioni esterne e dall’appartenenza a gruppi, associazioni e movimenti specifici, attivi anche al di fuori della Chiesa. Talvolta le parrocchie non sono più luoghi di incontro» (RP 1) . Resta grande anche il desiderio di trovare modelli positivi: «Riconosciamo anche il ruolo di educatori e amici, quali i responsabili dei gruppi giovanili, che possono diventare buoni esempi. Abbiamo bisogno di modelli attraenti, coerenti e autentici» (RP 1).
L’accompagnamento scolastico e universitario
146. Praticamente tutte le CE sottolineano la rilevanza che scuola, università e istituzioni formative di vario genere hanno nell’accompagnamento dei giovani nel loro percorso di ricerca di un progetto personale di vita e per lo sviluppo della società. In molte regioni sono il principale, se non l’unico, luogo non dichiaratamente ecclesiale in cui molti giovani entrano in contatto con la Chiesa. In alcuni casi diventano persino un’alternativa alle parrocchie, che molti giovani non conoscono né frequentano. Anche i giovani della Riunione presinodale sottolineano l’importanza dell’impegno della Chiesa in questi contesti: «Le risorse investite in questi campi non sono mai sprecate: si tratta dei luoghi in cui molti giovani trascorrono la maggior parte del loro tempo e spesso si confrontano con persone di diversa estrazione sociale ed economica» (RP 13). In particolare è richiesta attenzione per i numerosi giovani che abbandonano la scuola o non hanno possibilità di accedervi.
L’esigenza di uno sguardo e di una formazione integrali
147. In molte scuole e università, anche cattoliche, istruzione e formazione sono finalizzate in chiave eccessivamente utilitaristica, enfatizzando la spendibilità delle nozioni acquisite nel mondo del lavoro più che la crescita delle persone. Occorre invece collocare le competenze tecniche e scientifiche in una prospettiva integrale, il cui orizzonte di riferimento è la “cultura ecologica” (cfr. LS 111). È necessario, tra l’altro, coniugare intelletto e desiderio, ragione e affettività; formare cittadini responsabili, capaci di affrontare la complessità del mondo contemporaneo e di dialogare con la diversità; aiutarli a integrare la dimensione spirituale nello studio e nell’impegno culturale; renderli capaci di discernere non solo percorsi di senso personali, ma traiettorie di bene comune per le società di cui sono parte.
148. Questa concezione integrale dell’educazione richiede una conversione sistemica, che coinvolge tutti i membri delle comunità educanti e anche le strutture materiali, economiche e istituzionali di cui si servono. Insegnanti, professori, tutor e tutte le figure coinvolte nei percorsi educativi, in particolare coloro che operano in zone abbandonate e disagiate, svolgono un servizio prezioso, di cui la Chiesa è grata. È necessario un rinnovato investimento nella loro formazione integrale, per facilitare cammini di riscoperta e riappropriazione di quella che è un’autentica vocazione: sono chiamati non solo a trasmettere contenuti, ma a essere testimoni di una maturità umana, avviando dinamiche generative di paternità o maternità spirituale in grado di rendere i giovani soggetti e protagonisti della loro stessa avventura.
La specificità e la ricchezza delle scuole e università cattoliche
149. Non poche CE di tutto il mondo esprimono apprezzamento per scuole e università cattoliche. Il loro obiettivo, come ha detto Papa Francesco, non è fare proselitismo, ma «portare avanti i giovani, i bambini nei valori umani in tutta la realtà, e una di queste realtà è la trascendenza» (Discorso ai partecipanti al Congresso mondiale promosso dalla Congregazione per l’Educazione cattolica, 21 novembre 2015). Questa prospettiva le impegna a collaborare con le altre agenzie educative del territorio, e al tempo stesso mostra come, all’interno di società libere e aperte che hanno la necessità di far dialogare diverse identità, non abbiano più senso chiusure ideologiche nei loro confronti.
150. La fedeltà alla loro missione esige da parte di tali istituzioni l’impegno a verificare l’effettiva recezione da parte degli alunni dei valori proposti e a promuovere una cultura della valutazione e autovalutazione continua. Al di là delle dichiarazioni astratte, dobbiamo chiederci quanto le nostre scuole aiutino i giovani a considerare la loro preparazione scolastica come una responsabilità per i problemi del mondo, per i bisogni dei più poveri e per la cura dell’ambiente. Per le università cattoliche – lo diceva Papa Francesco a quella portoghese – non basta analizzare e descrivere la realtà, ma occorre creare «spazi di vera ricerca, dibattiti che generino alternative per i problemi di oggi» e «includere la dimensione morale, spirituale e religiosa nella loro ricerca. Scuole e università cattoliche sono invitate a mostrare in pratica in che cosa consista una pedagogia inclusiva e integrale» (Udienza alla Comunità dell’Università Cattolica Portoghese, 26 ottobre 2017).
151. In particolare per università, facoltà e istituti ecclesiastici – ma analogamente per tutte le scuole e università cattoliche – è importante tener conto di alcuni criteri ispiratori: la contemplazione spirituale, intellettuale ed esistenziale del kerygma; il dialogo a tutto campo; l’inter-disciplinarità esercitata con sapienza e creatività; la necessità urgente di “fare rete” (cfr. VG 4).
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