Digitalizzazione, tra rischi e opportunità
La digitalizzazione del mondo presenta sia aspetti positivi sia problematiche
Siamo assediati dai dati digitali e dalle tecnologie che permettono di raccoglierli ed elaborarli. Recentemente è sorta una polemica su un brevetto di Amazon, la società che vende tramite e-commerce in tutto il mondo molti prodotti che fino a poco tempo fa acquistavamo nei negozi e nelle librerie. Il brevetto riguarda il braccialetto elettronico, una tecnologia che permette di individuare in ogni momento la posizione di una persona.
Questa tecnologia non è di per se buona o cattiva, come tutte le tecnologie. Se usata, con il suo consenso, per avere informazioni su una persona anziana e sola, ci può rivelare una sua improvvisa caduta. Se usata per controllare i movimenti di un lavoratore, diventa una tecnologia che asservisce il lavoratore e lo rende controllabile e programmabile, avvicinandolo in questo modo a una macchina.
Il problema che viene posto dal braccialetto elettronico è un esempio della grande trasformazione in atto nelle nostre vite a seguito della progressiva “digitalizzazione del mondo”. Se vogliamo leggere un libro, abbiamo due scelte, acquistarlo nella sua versione cartacea, con tutto il fascino che ha lo sfogliare la carta, ovvero nella sua versione digitale, leggendo quindi il libro per mezzo di uno schermo. Chi scrive queste note ha imparato ad apprezzare i diversi servizi disponibili nel caso della copia digitale, come ad esempio poter leggere le frasi con un corpo più grande, ovvero di conoscere la traduzione in italiano o il significato di una parola.
Numeri impressionanti nella crescita
La digitalizzazione del mondo sembra essere inarrestabile: ogni anno e mezzo raddoppia la quantità di informazione digitale scambiata nel world wide web. Ed entro il 2020 alcune previsioni affermano che per ogni persona saranno disponibili mille sensori, che costituiscono la cosiddetta Internet delle cose. Questo ha conseguenze di straordinaria importanza per i singoli e per le comunità; i dati e la conoscenza che ne possiamo estrarre stanno sempre più determinando la qualità della nostra vita, in senso positivo ma anche in senso negativo.
Per fare un esempio positivo, in Uganda nel 2011 la possibilità per le famiglie di conoscere le performance degli ospedali ha diminuito di un terzo la mortalità infantile. Come esempio negativo, in India la digitalizzazione del catasto terreni, fatta per aumentare la trasparenza amministrativa e diminuire la corruzione, ha sortito l’effetto opposto, perché i proprietari di piccoli appezzamenti non erano più in grado di comprendere le nuove mappe digitali, così lontane dalle loro mappe simboliche di un tempo.
Non ce ne siamo accorti, ma con l’esempio dell’India siamo tornati al braccialetto: la digitalizzazione trasforma in numeri e bit informazioni che prima percepivamo in modo analogico, “continuo”, con i nostri sensi. Ora e’ necessario decodificare e attribuire un significato a una informazione che prima percepivamo direttamente.
Questo ci porta come educatori a immaginare come elemento rilevante della crescita culturale di un Paese, accanto ai tradizionali indicatori della literacy e della numeracy, la datacy, la capacità cioè di scoprire, elaborare e costruire “conoscenza utile” per le persone, le comunità, le imprese, a partire dalla miriade di dati digitali a nostra disposizione.
E ci fa capire che le questioni etiche sono ancora più complesse da governare nella nostra mente e nella nostra sensibilità; la macchina a guida autonoma, come andrà programmata quando deve scegliere come comportarsi in una situazione di pericolo? La sfida che ci lancia la digitalizzazione è entusiasmante e difficile, perché come dice Tom Atlee: “Tutto sta continuamente migliorando e continuamente peggiorando, e ciò accade sempre più velocemente.”
Professor Carlo BATINI
Dipartimento di Informatica, Sistemistica e Comunicazione
Università degli Studi di Milano Bicocca